La stanza di Giorgio Manganelli

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Elisabetta Orsini
L’avversione di Giorgio Manganelli nei confronti del concetto d’autore era connessa a un ideale polimorfico e cangiante dell’individualità, a una critica dell’io, inteso come struttura stabile, riconoscibile, rappresentabile. Le sue concezioni filosofiche, lo spingevano a considerare l’arte come un processo impersonale. Lo psicanalista junghiano Ernst Bernhard gli aveva insegnato che lo spazio della memoria può dilatarsi oltre l’insieme dei ricordi del singolo individuo, per comprendere differenti regimi di oggetti come ad esempio il mondo animale, vegetale e minerale. Manganelli usava la scrittura per entrare in questo lungo repertorio di variazioni. Una delle sue immagini preferite era quella dell’uomo che si trasforma in un calamaio di inchiostro e che intinge il pennino in sé medesimo per poter scrivere delle cose, quasi trasformandosi in esse.

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Com citar
Orsini, Elisabetta. “La stanza di Giorgio Manganelli”. Quaderns d’Italià, no. 15, pp. 179-94, https://raco.cat/index.php/QuadernsItalia/article/view/226292.