Boccaccio (comico) nel teatro (comico) di Machiavelli
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Daria Perocco
Molti critici hanno posto in parallelo Boccaccio e Machiavelli: cronologicamente, il primo testo trovato è una lettera di Girolamo Muzio del 1535. Oltre alla presenza del Decameron nella Mandragola, la cui influenza viene ulteriormente sottolineata, lo studio è orientato in funzione della Clizia, in cui lo stesso Machiavelli sembra allontanarsi e sfuggire dalle situazioni ironicamente boccaccesche che egli stesso aveva poco tempo prima creato per rifugiarsi in un linguaggio estremamente più piano e posato, quello che stava diventando predominante, dell’imitazione plautina e terenziana. A proposito viene anche riportato un significativo passo della traduzione dell’Andria. Vengono poi esaminati alcuni temi chiave: le donne, i vecchi e i giovani, la paura della maldicenza, le abilità sessuali dei personaggi, i giochi linguistici di attesa che implicano una teatralità dirompente, tutti letti nella ripresa più o meno letterale (ma sempre indicata) dai testi di Boccaccio. La conclusione è che Machiavelli, nel riprendere il Boccaccio comico, si diverte nel compiere un gioco equivoco con i termini usati: l’equivoco può sembrare della stessa natura, ma in un autore può addirittura diventare parodia del significato di quello che è nell’altro.
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Com citar
Perocco, Daria. “Boccaccio (comico) nel teatro (comico) di Machiavelli”. Quaderns d’Italià, no. 14, pp. 23-36, https://raco.cat/index.php/QuadernsItalia/article/view/143962.