Dall'Archeologia dell'architettura all'Archeologia della complessità

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Gian Pietro Brogiolo
Nell’ambito del Corpus delle chiese altomedievali europee, è stata condotta nell’Alto Garda bresciano una sperimentazione che, dopo aver schedato, studiato e scavato chiese e insediamenti eremitici per quattro anni, ha investigato il rapporto tra luoghi di culto e le strutture dell’insediamento. Ci si è in tal modo indirizzati verso un’archeologia della complessità e delle relazioni, verificate nei percorsi fisici (vie di comunicazione), nei legami economici e sociali, nelle reti simboliche che avviluppavano il territorio. In tale indagine i limiti cronologici non sono definiti a priori, ma dipendono dalla qualità delle fonti disponibili e dalla durata dei singoli fenomeni. Si tratta dunque di passare da un’archeologia congiunturale, qual è quella che, pur all’interno di una sequenza ricostruita, si limita a classificare i siti, le architetture e i paesaggi sulla base di dimensioni e funzioni, ad un’archeologia diacronica. Questa cerca di definire la trasformazione degli ambienti socioculturali, dalle prime testimonianze organizzate fino all’età preindustriale, ricostruendo nel lungo periodo l’evoluzione dell’identità di un territorio e delle comunità che lo hanno abitato. In questa prospettiva di ricerca, l’Archeologia dell’architettura ha gli strumenti teorici e metodologici per indagare sia gli spazi del lavoro, sia quelli abitativi, sia quelli ideologici.

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Com citar
Brogiolo, Gian Pietro. “Dall’Archeologia dell’architettura all’Archeologia della complessità”. Pyrenae, vol.VOL 38, no. 1, pp. 7-38, https://raco.cat/index.php/Pyrenae/article/view/196207.