Tra sacro e profano: metamorfosi barocche nelle architetture di Domenico Antonio Vaccaro

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Elena Manzo
Domenico Antonio Vaccaro (Napoli, 1678-1745) è, insieme a Ferdinando Sanfelice, il protagonista della seconda stagione del barocco a Napoli. Entrambi allievi di Francesco Solimena, segnano, il primo, la svolta verso il rococò, il secondo il passaggio all’illuminismo neoclassico e, in sintonia con lo spirito che caratterizza l’ambiente artistico-culturale coevo, colui che dà corpo ai temi insiti negli ideali intellettuali del libertinaggio, sin dalle sue estrose invenzioni nel campo dell’effi mero, già sperimentate in età giovanile, fi no alle architetture ardite della maturità. Primogenito di Lorenzo (1655-1706), Domenico Antonio giunge tardi all’architettura, ma è subito professionalmente autonomo e si allinea alla produzione europea coeva, nel campo tanto dell’edilizia sacra, dove lavora per conto di ordini religiosi e di confraternite, quanto di quella residenziale. Versatile e poliedrico, negli anni trascorsi al fi anco di Solimena ne apprende le tecniche cromatiche e alcuni dei principali temi, tra cui quello della metamorfosi, che in lui, però, perde qualunque signifi cato ideologico e diventa un tema dominante di tutta la sua opera.
Paraules clau
Vaccaro, Napoli, architettura, metamorfosi, effi mero

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Manzo, Elena. “Tra sacro e profano: metamorfosi barocche nelle architetture di Domenico Antonio Vaccaro”. Acta Artis: Estudis d’Art Modern, no. 2, pp. 13-23, https://raco.cat/index.php/ActaArtis/article/view/291442.